Recentemente, la maggior parte delle compagnie telefoniche ha deciso che la cadenza della fatturazione dei contratti di telefonia fissa, mobile ed internet non sarebbe più stata mensile ma bensì, a 28 giorni.
Tale scelta risultava conforme a quanto stabilito dalla Carta dei Servizi che consente ai gestori di effettuare modifiche unilaterali ai contratti in oggetto, lasciando all’utente il diritto di recesso come unico strumento per sottrarsi al nuovo vincolo contrattuale.
A fronte delle numerose denunce effettuate, a riguardo, dalle maggiori Associazioni di Consumatori, i gestori hanno addotto che la possibilità di recedere entro 30 gg dal momento della modifica contrattuale rendeva legittima la stessa, in quanto conforme alla normativa vigente.
Se non che tale giustificazione è caduta a fronte del fatto che tale scelta, adottata dalla quasi totalità di gestori ed integrante l’illecita ipotesi di un accordo di cartello, non consentiva al consumatore di esercitare il proprio diritto poiché alcuna alternativa risultava contrattualmente possibile.
Tale contestazione ha ispirato le Delibera con cui l’AGCOM ha condannato i gestori a ritornare ad un protocollo di rendicontazione che abbia scadenza mensile.
Difatti, la modifica introdotta avrebbe consentito ai gestori di contabilizzare 13 mensilità ogni anno, con un aumento surrettizio delle tariffe pari all’8,6% ed un impatto sulle bollette per un importo oscillante tra i 36 ed i 66 euro all’anno per ogni famiglia.
Il CTCR invita gli utenti a verificare le bollette delle proprie utenze telefoniche ed a denunciare eventuali difformità.