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CONSUMATORE CELIACO IN VIAGGIO – di Alessio Lanzoni

La celiachia è una patologia in ascesa ma alle volte, o forse un po’ più spesso, viene sottovalutata da chi non ne prova le sofferenze sulla propria pelle. Molti celiaci, fortunatamente, hanno una soglia di sensibilità alta, ma tutti dovrebbero informarsi dettagliatamente sugli ingredienti del cibo poiché anche una minima parte di glutine può far male ed annullare i benefici della dieta, in quanto nel lungo periodo possono sorgere problemi fisici molto più seri dell’ immediato momentaneo malore.
Da natura, l’essere umano, è portato a munirsi di certezze, quindi il consumatore con questa patologia si circonda di una schiera, più o meno grande, di posti di fiducia dove abitudinariamente acquista e consuma beni commestibili.
Ogni ventiquattro settimane (sei mesi) per i più fortunati, o una volta all’anno per altri, sorge però un “problema”: “se vado in ferie come faccio?”.
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SOLO PRINCIPIO ATTIVO?

E’ entrata in vigore, il 15 Agosto, la norma sulla nuova prescrizione dei farmaci con la ricetta del “servizio sanitario nazionale”.
Anziché scrivere il nome del farmaco, il medico, indicherà solo il principio attivo.
In casi particolari si prevede l’indicazione, prima sempre del principio attivo, poi, eventualmente, il nome commerciale del farmaco.
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CELIACHIA di Alessio Lanzoni

RELAZIONE ANNUALE 2010 DEL MINISTERO DELLA SALUTE.
La relazione, relativa al 2010, presentata il 25 Novembre u.s., è la prima che, dal 2005, anno in cui sono state delineate le “Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia”, ha fornito un panorama completo sulla celiachia in Italia, grazie alla totale collaborazione di tutte le Regioni, nessuna esclusa.
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DIETA SOLO IN REGIONE? – di Alessio Lanzoni

dal web, devo dire che sono rimasto molto, ma molto deluso dalle assolutistiche lamentele presenti. Bisogna fare delle precisazioni: il celiaco è intollerante, e non allergico, al glutine (il celiaco non ha shock anafilattici e quindi eventuale morte a causa del glutine); In una dieta corretta ci sono delle quantità di carboidrati necessarie e non sostituibili, il riso o la farina di mais, per esempio, hanno queste proprietà, in alternativa con i 99,120,130,140 € al mese che vengono erogati sotto forma di buoni, si trovano tanti prodotti contenenti carboidrati. Quante altre patologie hanno questi aiuti economici?! Con un pò di buona volontà l’aiuto economico è piuttosto esauriente; non vorrei credere a persone che pur vivendo un disagio quotidiano, non abbiano la sensibilità di guardare anche la metà mezza piena del bicchiere.
Il vero problema si genera quando, essendo le Aziende Sanitarie Locali a elargire questi buoni, la persona che ne beneficia viaggia o lavora cinque giorni su sette in un’altra regione.
Perché, per un sistema economico a fondi centellinati, che gonfia spesso le tasche di pochi e lascia vuote quelle di molti, una persona celiaca si trova “spogliata” dell’aiuto economico tanto decantato non appena varca il confine regionale?!
Perché, per un sistema economico a fondi centellinati, che gonfia spesso le tasche di pochi e lascia vuote quelle di molti, una persona celiaca che viaggia in Italia o che per determinati motivi deve soggiornare in una regione “straniera”, oltre ai bagagli deve portarsi appresso una dispensa con le ruote?!
Le competenze sanitarie sono Regionali. Ogni regione infatti sa che per legge a chi viene diagnosticata la celiachia deve elargire un contributo pari al 35% del fabbisogno calorico. Il contributo, oltre ad aumentare con l’età, è alle volte diverso a seconda della regione, questo perché, la L (locale) di ASL o altra sigla, rende autonoma, nel territorio di competenza, l’azienda sanitaria di determinare quanto sia il 35% del fabbisogno calorico. L’azienda “A” produce i prodotti senza glutine “X” “Y” “Z”, se questa azienda vuole che i suoi tre prodotti siano acquistabili con i buoni che vengono dati al celiaco deve pagare una tassa, per prodotto, alla ASL (regionalmente!).
Questo è in modo semplicistico il mondo che gira intorno ai prodotti senza glutine. Proposte su come tecnicamente abbattere le barriere regionali sono tante, ma perché mai, un sistema economico a fondi centellinati, che gonfia spesso le tasche di pochi e lascia vuote quelle di molti, dovrebbe permettere ad un individuo di portare e spendere le ricchezze erogate dalla regione di residenza in un’altra regione?! Alessio Lanzoni

PODOLOGO. UNA NUOVA FIGURA.

Forse non tutti sanno che Italia, da qualche anno, esiste la figura del podologo.
Il podologo è la figura sanitaria che si occupa delle problematiche che colpiscono il piede e l’arto inferiore, ma per molti motivi è ancora quasi del tutto sconosciuta.
L’altro giorno ho notato una vignetta satirica che illustrava lo svolgersi di una semplice visita nell’ambulatorio podologico. E’ allora che ho intuito che qualcosa si sta muovendo sulla strada che porta a una maggiore educazione sanitaria e allora ben venga una vignetta, o meglio ancora un articolo informativo, che parli di sanità, per informare il cittadino – consumatore.
Di seguito cercherò di fare un po’ di chiarezza sulle funzioni del podologo, elencandone competenze e inquadramento legislativo.
Il Ministero della Sanità, con l’articolo 6 comma 3 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, ha individuato la figura professionale del podologo.
Il podologo è l’operatore sanitario che in possesso del diploma universitario abilitante, tratta dopo esame obiettivo del piede, le callosità, le unghie ipertrofiche, deformi e incarnite, nonché il piede doloroso. Il podologo, su prescrizione medica, previene e svolge la medicazione delle ulcerazioni delle verruche del piede e assiste, anche ai fini dell’educazione sanitaria, i soggetti portatori di malattie a rischio.
Il podologo individua, e segnala al medico, le sospette condizioni patologiche che richiedono un approfondimento diagnostico o un intervento terapeutico. Svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o libero – professionale.
Nella compagine italiana, purtroppo, esistono numerose figure artigianali che cercano di sostituirsi alla figura sanitaria preposta dal Ministero della Sanità. E’ importante dire che centri estetici, o i più antichi e conosciuti “callisti”, possono unicamente agire a favore dell’estetica del piede, ma in nessun modo intervenire nel trattamento e cura di qualsiasi affezione d’ interesse podologico. La suddetta precisazione non deve far pensare a una lotta di classe fra esperti che vogliano ritagliarsi una fetta più o meno importante di mercato, ma ad un’importante presa di posizione, a favore della salute e della salvaguardia del paziente che è, in ultima istanza, consumatore.
Penso sia importante scegliere una figura qualificata che risponda a trecentosessanta gradi dell’operato fatto con opportune garanzie civilistiche, (coperte da assicurazioni professionali, che possono avere solo coloro che sono deputati a svolgere quella professione) ma soprattutto riconosciuti dal Ministero della Sanità. L’agire in questa direzione “porta” il consumatore nelle mani di personale qualificato che sappia rispondere a tutte le domande del paziente, sappia risolvere le problematiche con competenza, offrendo così un servizio di alta qualità. Dr. Luca Baccolini

SCONTRINO FISCALE VELENOSO

La carta chimica su cui è stampato lo scontrino fiscale conterrebbe sostanze tossiche.
Da più fonti si apprende che la presenza del BPA renderebbe velenoso lo scontrino fiscale e non solo.
Si è sempre parlato di “carta chimica”, anche, ad esempio, per fax o stampanti termiche; quindi niente di nuovo, ma forse la mancata riciclabilità di questa carta, ha riportato alla cronaca un problema che già si conosceva.

ISOLAMENTO O DEPRESSIONE? – di Alessio Lanzoni

Dall’articolo del precedente numero, si evince che, una persona celiaca può seguire senza ostacoli la dieta senza glutine che le viene prescritta. Fuori dalle mura domestiche però vi sono poche certezze.
Non sempre è possibile consumare i pasti nelle proprie abitazioni, o ad organizzarsi nel portarsi un pasto “al sacco”. Il disagio può generare perplessità nell’affrontare una vita sociale completa comprendente uscite a pranzo o cena con amici.
Una soluzione potrebbero essere i ristoranti, presenti sul prontuario AIC, che hanno predisposto cucine sterili al glutine, dove i cibi preparati sono assolutamente sicuri. Questi luoghi però sono frequentati soprattutto da persone adulte, che eventualmente ci si recano con i figli.
Il problema però non si limita a questo. Bambini e adolescenti, non sono di norma autonomi frequentatori di ristoranti e trattorie.
Il ritmo di vita odierno, ad esempio, spinge molti genitori ad organizzare feste di compleanno nei fast food (in uno nello specifico), dove i bimbi possono giocare con gli scivoli che finiscono la loro corsa in una vasca di palline colorate e, dopo aver giocato, consumare un pasto sostanzioso che da loro in regalo un giochino.
Il pasto sostanzioso è formato da: un panino all’americana (hamburger), patatine fritte, una bibita e un dolce (barrette confezionate di cioccolato e cereali). Un bambino celiaco può consumare poco di quanto servito, e per precauzione, essendo probabilmente tutto contaminato sarebbe meglio si vedesse bene dal consumare qualsiasi cosa. Il problema sorge ora: cercare di far capire, ad un bambino di 6/8 anni, il motivo per cui non può fare quello che fanno gli altri coetanei senza che si senta discriminato e soffrirne moralmente, non è impresa semplice.
Lo stesso problema si pone con gli adolescenti. Oggi ragazzi di 15 anni escono il sabato sera con gli amici, ma qualunque luogo ospiti la loro presenza, sarà discriminante. Siamo nell’ età dell’ adolescenza, e l’autostima non è sempre formata; spesso, un ragazzo, non gradisce palesare una propria patologia con i limiti da essa provocati, rischiando piuttosto di non prendere le giuste scrupolose precauzioni prima di ordinare; ad esempio, ordinando delle patatine fritte, che saranno preparate nello stesso olio in cui avevano trovato collocazione diverse impanature rilascianti glutine nella padella.
Seguire una dieta senza glutine può creare problemi psicologici, e nelle forme più gravi vere e proprie forme di isolamento o depressione.

CELIACHIA di Alessio Lanzoni

La celiachia ha origini molto antiche, nel 250 d.C. viene nominata per la prima volta; per secoli mancano sviluppi nello studio di questa malattia, che registra invece una rapida ascesa negli ultimi 120 anni. Nel finire del XIX secolo Samuel Gee, pediatra britannico, studiò e descrisse i sintomi di questa condizione, affermando che “se il paziente può essere curato, deve essere per mezzo della dieta” limitando l’assunzione a pochi alimenti derivati dalla farina. Solo a metà del XX secolo però fu chiarito che la celiachia si manifesta in alcune persone in seguito all’ingestione di proteine del grano, come la gliadina, che danneggiano la mucosa intestinale. Pertanto, tutti gli alimenti derivati da cereali come frumento, orzo, segale, avena, farro e altri o contenenti glutine in seguito a contaminazione, devono essere considerati tossici per i pazienti affetti da questa malattia.
Il riscontro pratico di questi studi si sintetizza nel fatto che, un celiaco, deve modificare molto le abitudini alimentari generate dallo stile di vita moderno. Oggi c’è un aumento progressivo di persone obese; il più è dovuto ad alimentazioni sbagliate dove la fa da padrona l’assunzione di carboidrati a discapito di verdura e frutta. Il mercato ovviamente si adegua offrendo soluzioni alimentari che si sposano bene alla vita frenetica di oggi, ma, come succedeva nella antica Sparta, sembra non tener conto di chi non può fruirne. Provate a fare un piccolo resoconto: nelle vostre dispense e nei vostri frigoriferi, escludendo pane e pasta; quanti prodotti freschi ci sono?! Tutti i prodotti confezionati, che hanno date di scadenza lontane, presentano conservanti derivanti, per esempio, dall’amido, e sono quindi esclusi dalla dieta “gluten free”.
Un celiaco deve quindi acquistare prodotti senza glutine, presenti in buona quantità, ma non con la medesima varietà, nei supermercati: e quando questo non è possibile?! Autogrill, Mc Donald e per una questione di contaminazione anche molti fast food, hanno prodotti inaccessibili.

DISCIPLINE BIONATURALI: RISCHI PER IL CONSUMATORE?

La risposta è “sì”, qualora riuscisse il colpaccio di equiparare gli operatori di tali discipline alle Estetiste|
A lanciare l’allarme è la “Federazione Italiana Shiatsu”, che si rivolge anche al CTCR con la seguente ed eloquente lettera: “Con la presente, quale Federazione Italiana Shiatsu, sottoponiamo a codesta Associazione il seguente quesito:
La PdL Milanato intende attribuire alle estetiste l’esercizio in esclusiva delle Discipline Bio Naturali tra cui lo Shiatsu; questa attribuzione viene fatta nell’ambito di un iter formativo che ha tutt’altro indirizzo e nel quale solo un ridotto numero di ore potrà essere dedicato alla pratica e allo studio dello Shiatsu.
Come Federazione Italiana Shiatsu che associa solo Operatori con iter formativo triennale finalizzato a quest’Arte (monte ore superiore alle 700) riteniamo tale disegno di legge dannoso per gli utenti che verrebbero privati della possibilità di avvalersi dell’opera di Professionisti con formazione specifica nelle singole Discipline Bio Naturali.
Chiediamo pertanto a codesta Associazione una risposta in merito e un appoggio a tal proposito.”

Dalla lettura di questa lettera è chiaro il rischio di sottoporsi ad un trattamento qualitativamente molto inferiore a seconda dell’operatore che lo pratica. E’ veramente intollerabile che un Consumatore riceva un surrogato di ciò che chiede, pagandolo al prezzo del prodotto buono. Forse non si può parlare di truffa, ma l’ipotesi non è così remota.

Detto questo, sarebbero graditi i vostri commenti sull’argomento.

SALVIAMO GLI ORSI DELLA LUNA

A fine marzo in Emilia Romagna sono stati sequestrati dalla Guardia Forestale medicinali illegali e potenzialmente pericolosi per la salute.

Il controllo su 45 esercizi commerciali specializzati ha portato a 7 sequestri tra Ravenna, Forlì-Cesena, Bologna e Rimini.

Nella maggior parte dei casi si tratta di prodotti importati dalla Cina e utilizzati nella medicina alternativa per curare malattie muscolari, reumatismi, asma, ma anche semplicemente con funzioni afrodisiache e contenenti pene essiccato di pantera, ossa di macaco, ghiandole di cervo muschiato ecc…

Presso il deposito della forestale dell’aeroporto Marconi di Bologna assieme a “macabri trofei” come il leone impagliato e le corna di antilope, da grattugiare come parmigiano contro la pressione bassa, c’è un gran quantitativo di medicamenti che vanno dalle pastiglie di rinoceronte allo sciroppo a base di bile d’orso.

Questo raccapricciante commercio che avviene contravvenendo alle normative CITES (la convenzione di Washington sul commercio delle specie di flora e fauna in via di estinzione), ha anche un prezzo enorme in termini di sfruttamento e sofferenza animale.

La bile d’orso ad esempio viene ottenuta attraverso un crudelissimo procedimento che sottopone l’animale, immobilizzato in gabbie/bare con un catetere infilato nell’addome, ad anche 20 anni di inimmaginabili torture e sevizie. Boicottare i prodotti illegali non è l’unica strada praticabile.

L’Associazione “Salviamo gli orsi della Luna” con sede a Bologna, supporter di Animals Asia Foundation (ente benefico internazionale che si batte per la chiusura delle fabbriche della bile), promuove iniziative di sensibilizzazione e di denuncia (mostre, convegni, banchi di raccolta firme).

Recentemente ha lanciato la campagna “Adottiamo un orso” per dare un segnale concreto contro questo scempio e fungere da raccordo per realizzare un sogno che a livello individuale potrebbe risultare proibitivo, dato che la cifra da raggiungere è ragguardevole (ca.10.000 euro).

Adottare un orso significa sostenere i costi delle cure veterinarie, delle operazioni chirurgiche e della lunga riabilitazione di cui necessita una volta sottratto alle fabbriche e rimesso in libertà in oasi protette (molti hanno tumori, infezioni croniche, arti atrofizzati, alcuni di essi sono ciechi e circa un terzo sono mutilati).

Si può aderire all’iniziativa mandando un contributo attraverso il bollettino allegato alla rivista (qualsiasi cifra è importante!).

Per informazioni su questo tema, le attività promosse da Salviamo gli Orsi della Luna e l’andamento della raccolta fondi, è possibile visitare il sito www.orsicinesi.org o telefonare al num. 333-4285644.

Per contribuire economicamente, considerando che qualsiasi cifra va bene, si possono utilizzare i seguenti riferimenti:

BOLLETTINO POSTALE: ccp n.99741712 oppure

BONIFICO BANCARIO: IBAN: IT31R0760103200000099741712 (ABI 07601-CAB 03200)

intestato a: Ass.SALVIAMO GLI ORSI DELLA LUNA

Causale: Progetto “Adottiamo un Orso”