Da alcuni giorni le cronache sono dedicate purtroppo ad eventi nefasti. I notiziari non parlano praticamente più dei risparmiatori e degli investitori che hanno perso i loro soldi nelle varie banche popolari. Oggi praticamente tutto va in vacanza perché dal primo agosto anche i tribunali osservano un mese di chiusura. Ovviamente ciò vale anche per i risparmiatori che, per il mese di agosto, non vedranno avanzare le loro richieste di risarcimento. Le associazioni dei consumatori sono comunque attente agli sviluppi di tutte le vicende ivi compresa quella delle banche popolari.
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Monte dei Paschi di Siena
Ancora fa parlare di sé in Borsa il titolo del Monte dei Paschi di Siena. E’ ormai ufficiale che tra pochi giorni si conoscerà il piano di salvataggio dell’Istituto. Verranno acquistati 10 miliardi di sofferenze ed altri 5 miliardi verranno reperiti emettendo obbligazioni. Queste ultime, che rappresentano i 5 miliardi da recuperare presso i risparmiatori, si pensa che andranno a ruba: l’Istituto, infatti, è uno dei più grandi d’Italia.
Fondo interbancario di tutela dei depositi: cosa copre
Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) fu costituito nel 1987, inizialmente ad adesione volontaria; dal 2011 è un consorzio obbligatorio avente come scopo la tutela dei depositi su conti correnti bancari (e non solo). Ad esso devono aderire tutte le banche italiane aventi come forma societaria la spa; le succursali di banche comunitarie operanti in Italia aderiscono su base volontaria, la qual cosa è finalizzata ad integrare la tutela offerta dal sistema di garanzia dello Stato di appartenenza. Sul sito ufficiale del fondo è possibile consultare l’elenco delle banche aderenti:
Il fondo copre depositi nominativi (conti correnti, depositi a risparmio nominativi, certificati di deposito nominativi, buoni fruttiferi); in pratica, si tutela il risparmio, ma non l’investimento, fino ad un importo a persona di 100.000 Euro. Le banche di credito cooperativo non aderiscono in quanto esse stesse hanno costituito un fondo che presenta caratteristiche simili; anch’esso copre fino a 100.000 Euro a persona.
Il BancoPosta non aderisce a questa istituzione, poiché i depositi su conto corrente BancoPosta e tutti i titoli postali sono garantiti direttamente dallo Stato.
Azionisti banche popolari
In questi ultimi tempi non si parla d’altro che di azionisti truffati dalle note banche popolari che hanno dichiarato fallimento. Intanto è bene notare una cosa. Le banche non falliscono ma dovrebbero andare in liquidazione. Queste banche popolari, per poter essere dichiarate fallite, sono state trasformate da Banca Popolare a Spa; di conseguenza, essendo società per azioni, come tutte le società per azioni possono tranquillamente fallire. Già questo avrebbe dovuto suscitare perplessità.
Poi, anche se il codice del consumo non viene applicato, i prodotti finanziari avrebbero dovuto destare sospetto, consideranta la forma in cui essi sono stati proposti, poiché essi, in un qualche modo, confluivano sempre nell’acquisto di azioni della banca stessa.
Poco o nulla serviva per prendere un attimo di tempo, chiedere copia di questo contratto e farlo vedere ad un’associazione di consumatori o, comunque, ad un tributarista. Si sarebbe fugato ogni dubbio. Peccato non sia successo.
Brexit: non si parla d’altro
Dopo il risultato del referendum britannico, i mercati accusano il colpo inaspettato. I titoli più colpiti sono quelli bancari, sia dall’una che dall’altra parte.
Per quanto riguarda i consumatori, comunque, nulla è cambiato.
Gli unici soggetti che potrebbero in qualche modo lamentare delle perdite sono gli azionisti che, operando in Borsa, hanno acquistato titoli bancari che hanno perso quota a causa di questa trasformazione politica. Tutto si stabilizzerà, nei tempi e nei modi compatibili con le procedure di attuazione dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
In sostanza, si vuol far notare che, in questo caso, gli azionisti delle banche sono investitori e non risparmiatori, e quindi si presuppone che abbiano accettato il rischio dell’investimento. Ad essi, quindi, nessuno deve alcun rimborso.
Questo deve essere chiaro anche quando si parla degli azionisti delle banche popolari: comprando delle azioni, essi devono esere consapevoli di comperare una “fettina” di banca e, se la banca va male, anche loro perderanno quello che hanno investito nelle proporzioni in cui la banca perderà quotazioni in borsa. Quindi gli investitori, o peggio ancora gli speculatori, rischiano tutto ciò che hanno investito.
Il concetto di “investimento” deve essere ben compreso, perché permette di capire che, in questi casi, non si ha diritto ad essere rimborsati in caso di perdita.
Tobin tax: rinviata a settembre la decisione dell’Ecofin
La “Tobin Tax“, dal nome del Premio Nobel per l’economia James Tobin, è una tassa su tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli, penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine e, contemporaneamente, per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale.
Essa è applicata su tutte le transazioni effettuate tra paesi che ne sottoscrivano il trattato. La decisione sull’introduzione spetta alla Ecofin, che si è riunita qualche giorno fa per approvare o meno questa tassa, ma la decisione è stata negativa: slitta così a settembre, al prossimo congresso Eurofin, una nuova votazione per applicare o meno questa tassa.
Legge Pinto
E’ notizia di pochi giorni fa che il governo sta provvedendo al pagamento dei risarcimenti ottenuti con ricorsi alla legge Pinto avvalendosi di un accordo del 2015 con Bankitalia. L’accordo, in buona sintesi, consiste nella sponsorizzazione da parte di Bankitalia delle Corti d’Appello presso cui giacciono inevase queste pratiche di risarcimento. Sebbene i rimborsi abbiano ottenuto una certa accelerazione, la soluzione non è sufficiente ad arginare il problema. Si è quindi pensato, all’interno di Bankitalia, di ricorrere alle filiali di Bankitalia stessa supportando localmente le Corti d’Appello che devono effettuare i pagamenti. Si pensa che tutto porti ad evadere i pagamenti entro 120 giorni.
Banche popolari
E’ ormai chiaro ed evidente che il fallimento delle note quattro banche popolari è passato anche attraverso l’inosservanza istituzionale. Di questo ne sono convinte diverse fonti, compresa quella del ministro alle attività produttive Calenda che, addirittura, in una nota, propende per l’indagine effettuata da un noto programma televisivo di approfondimento. Il danno di tutte le quattro banche è enorme: si dice che ammonti a 430 milioni di euro; talmente grosso che minimo, ma minimo si può parlare di inosservanza di chi doveva vigilare.
Banche popolari
Non v’è pace tra i risparmiatori delle Banche Popolari truffati. Sono innumerevoli le manifestazioni in cui essi, giustamente, chiedono il risarcimento dei propri danari. Nonostante il decreto salva banche, gli animi non si placano, e con giusta ragione. Pochi sono i risparmiatori che verrebbero risarciti, e con cifre tutto sommato esigue. L’unica loro speranza si ripone nella costituzione di parte civile quando verrà avviato il processo penale.
Cos’è l’anatocismo: interessi sugli interessi
“Anatocismo” è una parola poco conosciuta. E’ usata nel settore bancario per indicare gli interessi calcolati sugli interessi; con questo metodo si agisce come se gli interessi concorrano a far parte del capitale e, come tali, possano produrre interesse a loro volta.
E’, infatti, costume abbastanza diffuso (anche se leggermente in calo), quello di far pagare ai correntisti interessi sugli interessi quando si parla di interessi negativi.
Per meglio comprendere, è bene fare un esempio. Quando un consumatore si presenta in banca e chiede un mutuo o un prestito, concorda un tasso di interesse negativo. Spesso, senza accorgersene, il consumatore paga interessi negativi sul mutuo o sul prestito ricevuto, ai quali si aggiungono gli interessi calcolati sugli interessi negativi. Questo metodo si chiama anatocismo ed è severamente vietato dalla legge. Chiunque sia soggetto ad anatocismo, quindi, si deve rivolgere ad un’associazione di consumatori oppure ad uno studio legale per intimare all’Istituto che applica questo metodo di restituire tutti gli interessi sugli interessi, ovvero tutto il ricavato dell’ anatocismo.