Gli organismi marini ingeriscono sempre più plastica; pesci, molluschi e crostacei ce la portano indirettamente nel nostro piatto. La denuncia arriva da Greenpeace. L’associazione ambientalista stima che ogni anno arrivino in mare otto milioni di tonnellate di plastica, in forma di microsfere o frammenti dovuti alla degradazione di altri rifiuti.
Il fenomeno dell’accumulo di plastica nel mare è noto da tempo, ma in crescita esponenziale. Altra cosa sono le microsfere: minuscole sfere di plastica prodotte per essere usate in numerosi prodotti come, ad esempio, cosmetici ed altri prodotti per l’igiene personale.
Non si vuole con questo creare allarmi ingiustificati, ma sottolineare la necessità di applicare il principio di precauzione, vietando la produzione di microsfere e cercare di ridurre in generale l’utilizzo della plastica creando imballaggi ecologici. Si pensi, ad esempio, alla bustina di tè: prima di arrivare ad essa, occorrono, a volte, tre passaggi, ed il primo di essi è proprio togliere la plastica che avvolge la confezione.