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Donazioni a favore delle popolazioni colpite dal terremoto

Negli ultimi giorni sono ricorrenti gli appelli, anche di persone di spettacolo, a stare attenti alle raccolte televisive a favore dei terremotati, perché non è dato a sapere come queste organizzazioni poi ripartiscano i denari raccolti fra spese di organizzazione ed aiuti ai terremotati.
È antipatica una tale spettacolarizzazione dei drammi umani, ma purtroppo è così, quindi è bene che siate voi stessi a selezionare con cura chi si propone a tali raccolte. Fate quindi molta attenzione, perché il solo fatto che la donazione metta a posto le coscienze non è detto che porti beneficio a chi ne ha veramente bisogno.

Badanti: a cosa si rischia di andare incontro se il rapporto di lavoro non è in regola

Donne straniere che hanno svolto mansioni di badante nelle case degli apuani si sono rivolte al tribunale di Massa per chiedere soldi per stipendi inadeguati, contributi non versati, ferie non godute e festità non rispettate. A giudicare dalle sentenze già depositate, nel 90% dei casi hanno ragione, la qual cosa comporta notevoli esborsi per le famiglie: stiamo parlando di cifre che spesso superano i diecimila euro. Spesso la cosa accade quando la persona accudita è deceduta, sicché le richieste, quando accolte, impongono un indennizzo che spetta agli eredi.

Prima di arrivare in tribunale, qualcuno cerca un intesa per la definizione bonaria della questione volta a chiudere anticipatamente la contesa. Il consiglio, di solito, è proprio questo: con importi minori di diecimila euro si sconsiglia sempre di proseguire una vertenza che comporta elevate spese legali.

Quando, nonostante il consiglio, si va davanti al giudice, spesso compaiono lunghe liste di testimoni: le badanti, da un lato, vogliono dimostrare la loro dipendenza grazie a connazionali e colleghe, mentre le famiglie chiedono una mano ai vicini per smentire, ad esempio, l’impiego domenicale. Attenzione alle false testimonianze, però: se si dicono bugie si rischia il penale.

E per secondo, “pesce con contorno di plastica”

Gli organismi marini ingeriscono sempre più plastica; pesci, molluschi e crostacei ce la portano indirettamente nel nostro piatto. La denuncia arriva da Greenpeace. L’associazione ambientalista stima che ogni anno arrivino in mare otto milioni di tonnellate di plastica, in forma di microsfere o frammenti dovuti alla degradazione di altri rifiuti.

Il fenomeno dell’accumulo di plastica nel mare è noto da tempo, ma in crescita esponenziale. Altra cosa sono le microsfere: minuscole sfere di plastica prodotte per essere usate in numerosi prodotti come, ad esempio, cosmetici ed altri prodotti per l’igiene personale.

Non si vuole con questo creare allarmi ingiustificati, ma sottolineare la necessità di applicare il principio di precauzione, vietando la produzione di microsfere e cercare di ridurre in generale l’utilizzo della plastica creando imballaggi ecologici. Si pensi, ad esempio, alla bustina di tè: prima di arrivare ad essa, occorrono, a volte, tre passaggi, ed il primo di essi è proprio togliere la plastica che avvolge la confezione.

Linee ADSL: cosa significano i termini ULL e WHOLESALE?

Quando ci si distacca da Telecom, l’operatore di telefonia alternativo può fornire il servizio in ULL o in Wholesale. Cosa significano questi termini?

ULL è l’acronimo di Unbundling Local Loop (traducibile come “accesso disaggregato alla rete locale”), ed indica la possibilità che hanno i nuovi operatori telefonici di utilizzare infrastrutture di proprietà di Telecom Italia dietro pagamento di un canone di affitto.
Quando si effettua l’ULL, i cavi e le apparecchiature prese a noleggio vengono direttamente utilizzate dal nuovo operatore, che diventa in tutto e per tutto responsabile dei servizi di telefonia resi al cliente. Quindi, le cose vanno come se esso fosse effettivamente proprietario di tutta la rete.

Nelle connessioni in wholesale – termine che significa “all’ingrosso” – i gestori comprano le ADSL da Telecom e le rivendono esattamente così come a loro consegnate. Il gestore che rivende, quindi, affitta solo la connessione, non parte dell’infrastruttura.

Questo ha una ricaduta quando un tecnico deve uscire per un guasto. Con una connessione ULL, il gestore alternativo interviene direttamente sulla struttura che ha noleggiato inviando i propri tecnici. In wholesale, invece, il gestore non Telecom riceve la segnalazione del cliente, ed essa viene girata a Telecom, proprietaria della linea.

Si può immaginare che Telecom non abbia come priorità dare il servizio ad altri operatori, anche se con essi ha stipulato un contratto; verosimilmente, darà la priorità ai propri clienti.

Da quanto esposto si capisce come la liberalizzazione sia stata fatta a metà, con Telecom ancora in posizione dominante. Etica e pratica si scontrano: con Telecom si è sempre in ULL, anche nei piccoli centri dove altri operatori non avrebbero un ritorno economico noleggiando parti di cabine ed apparecchiature Telecom. Chi sottoscrive un contratto ADSL dovrebbe essere informato sulla situazione in cui si troverà.

Il modo in cui è stata effettuata la liberalizzazione, con penalizzazione di fatto degli operatori alternativi, fa sorgere spontanea una domanda: è giusto tutto ciò?

Richiesta di rimborso del canone RAI non dovuto addebitato nelle fatture elettriche

Il titolare del contratto di fornitura di energia elettrica  può chiedere il rimborso del canone di abbonamento RAI non dovuto compilando un modello approvato con il provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate il 2 agosto 2016. Esso va utilizzato esclusivamente nel caso in cui il canone sia stato pagato a seguito di addebito nella fattura per la fornitura di energia elettrica.

La richiesta può essere presentata via internet a partire dal 15 settembre, o con raccomandata fin d’ora all’indirizzo:

Agenzia delle entrate
Ufficio di Torino 1, S.A.T. – Sportello abbonamenti TV
Casella Postale 22
10121 Torino

che dovrà contenere il modulo compilato e la fotocopia fronte – retro di un documento d’identità valido. Come avvenuto per le comunicazioni precedenti, si suggerisce l’invio senza busta (*).

Tra i motivi più frequenti di un erroneo addebito, vi è la presenza di più utenze elettriche intestate a membri dello stesso nucleo familiare (caso 4). Se non precedentemente comunicato, in questo caso il canone, dovuto una sola volta, è invece pagato in numero pari al numero di utenze. In questo caso occorre anche indicare il codice fiscale del familiare a cui è stato addebitato il canone ed il periodo in cui sussistono i presupposti della richiesta, ossia l’appartenenza alla stessa famiglia anagrafica.

Altro caso è quello di un’abitazione vuota in cui sia presente una fornitura di energia elettrica (caso 5): occorre produrre un’autocertificazione che dichiari il non possesso di un televisore.

Di seguito il collegamento al sito dell’agenzia delle entrate con tutti i casi previsti.

Agenzia delle Entrate

Modulo richiesta rimborso
Informazioni compilazione modulo richiesta rimborso

I rimborsi sono effettuati dalle imprese elettriche mediante accredito sulla prima fattura utile. Nel caso in cui il rimborso da erogare a cura delle imprese elettriche non vada a buon fine, lo stesso sarà pagato direttamente dall’Agenzia delle entrate.

(*) La raccomandata senza busta si spedisce piegando in tre parti uguali il foglio A4 nel senso della larghezza, ottenendo così un “pacchetto” di formato simile al cosiddetto “busta americana” (11×23), e scrivendo l’indirizzo del destinatario in uno spazio bianco che deve essere lasciato a disposizione per questo motivo. Il sistema, utilizzato in questo caso verosimilmente per motivi pratici, permette di dimostrare inequivocabilmente di aver spedito quel documento.

Raccolta fondi per i comuni vittime del sisma: un suggerimento

Il CTCR desidera esprimere la propria vicinanza alle popolazioni colpite dal sisma con un suggerimento che riteniamo possa essere utile. La raccolta di generi di prima necessità è andata molto bene, poiché gli italiani hanno risposto prontamente. Pertanto, adesso servono soprattutto finanziamenti per la ricostruzione. Sono tanti i conti correnti aperti e le associazioni che raccolgono fondi.

Un’idea per far giungere il denaro a chi lo dovrà utilizzare è versare sui conti correnti dei comuni direttamente colpiti: Amatrice, Accumoli ed Arquata del Tronto, a cui appartiene la frazione di Pescara del Tronto.

Nel caso in cui si desideri donare, ognuno può scegliere il beneficiario secondo la propria coscienza. Oppure, si può fare una considerazione: di Amatrice si parla moltissimo, meno di Accumoli e di Arquata del Tronto, la cui frazione Pescara del Tronto conta solo 135 abitanti. Forse, questo può essere un criterio per individuare il soggetto destinatario dell’offerta.

Di seguito i collegamenti ai siti dei comuni; l’IBAN è in prima pagina.

Arquata del Tronto

Accumoli

Amatrice

Un sincero ringraziamento dal CTCR a chi vorrà donare a nome delle popolazioni colpite dal sisma.

Traffico telefonico del cellulare: rispetto della privacy

Alcuni giorni or sono la Cassazione ha depositato una sentenza nella quale condannava, in via definitiva, un uomo che 8 anni or sono andò ad indagare i traffici telefonici del cellulare della moglie. Sono passati ben 8 anni, è vero, ma questa sentenza sicuramente costituisce un precedente che farà giurisprudenza. Quindi, occhio ai telefonini!

Fondo Atlante per il Monte dei Paschi di Siena

Nuovo piano del fondo Atlante per le sofferenze del Monte dei Paschi di Siena. L’obiettivo è quello di raggiungere i 10 miliardi di titoli da vendere sul mercato normale. Purtroppo saranno titoli ad alto rischio, quelli venduti dal progetto Atlante, perché nascono da fondi inesigibili. Chi ne farà fronte? Sì, in parte lo Stato, e per il resto? Vedremo.

Volkswagen: sanzione dell’Antitrust italiana da 5 milioni di euro

L’Authority che opera a tutela dei consumatori, guidata da Giovanni Pitruzzella, ha multato con la sanzione massima, cinque milioni di Euro, la società automobilistica tedesca per l’inganno riguardo alla comunicazione dei valori delle emissioni inquinanti.
Nonostante l’importo sia basso confrontato a quello stabilito dal Dipartimento di Giustizia statunitense (14,7 miliardi di dollari), che ha fatto seguito ad una “class action”, la Volkswagen ha deciso di presentare ricorso al Tar contro la sanzione dell’Antitrust italiana.
Anche in Germania le cose si muovono; media tedeschi segnalano che la casa automobilistica di Wolfsburg rischia di pagare quasi quattro miliardi per la stessa ragione.

Secondo l’Antitrust italiana, Wolkswagen non ha rispettato il Codice del Consumo: i suoi clienti, infatti, hanno effettuato una scelta (l’acquisto di un bene qual è l’automobile) non consapevoli delle reali caratteristiche dei veicoli acquistati, soprattutto considerando che in vari cataloghi informativi diffusi dal Gruppo sono comparsi messaggi pubblicitari che attribuiscono al produttore una particolare sensibilità ai temi ambientali.