Anche quest’anno a maggio si terranno le tanto discusse prove del Sistema Nazionale per la valutazione del Sistema d’Istruzione (Invalsi). I test standardizzati per la rilevazione degli apprendimenti, che vengono “somministrati” nelle seconde e quinte elementari, prime e terzie medie e in tutte le seconde superiori, sono test preparati dall’Invalsi e servono, nelle intenzioni del Ministero dell’Istruzione, a valutare il livello di preparazione degli alunni italiani, in italiano e matematica.
Contro i test, il loro significato e il loro scopo si crea ogni anno un movimento di opinione contrario sostenuto dalle componenti scolastiche, in particolare da insegnanti e genitori, con le motivazioni più varie.
I genitori temono che questa prova “valuti” in qualche modo i loro figli e che di questa valutazione venga tenuto conto a livello di certificazioni finali.
Gli insegnanti temono che la valutazione degli studenti sia un primo passo verso l’introduzione di differenze retributive basate sui risultati delle classi e delle scuole…altri ancora che le analisi condotte vengano utilizzate per introdurre differenziali di risorse tra scuole, tra province o tra regioni del Paese.
…Si vuole sperare invece che i risultati di queste prove servano a offrire ai decisori politici ed istituzionali elementi oggettivi per valutare lo stato di salute dell’istruzione e della formazione dei nostri giovani e provvedere di conseguenza…
(M.M.)
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Buona scuola o scuola beffata?
Ed eccoci qua…L’Italia investe sempre meno nell’educazione dei suoi cittadini tanto da indossare la maglia nera in UE per la spesa in Istruzione. Secondo quanto rivelato da statistiche l’Italia ha destinato all’Istruzione solo il 7,9% della propria spesa ( in calo rispetto ad anni precedenti) a fronte del 10,2% della media europea.
E ancora…il nostro Paese risulta al penultimo posto anche nella spesa per la cultura.
In dettaglio l’ Italia risulta in linea con la media per quanto riguarda l’educazione primaria; lievemente più bassa per quella secondaria, molto inferiore per l’educazione universitaria e post universitaria e nella ricerca.
La domanda allora sorge spontanea: possiamo parlare di “Buona scuola” o di scuola beffata?
(M.M.)
La dislessia: cos’è e come comportarsi
La dislessia comporta difficoltà di grado lieve, medio e severo nella lettura e nella comprensione dei testi e dei numeri, nella memorizzazione delle definizioni e dei termini specifici.
In generale i bambini con dislessia non hanno un “rapporto natutale” con l’apprendimento, ma necessitano di spiegazioni che passino anche attraverso l’esempio concreto e la sperimentazione.
Inoltre lo schema riassuntivo dove sia esimplificato il percorso ragionato fatto dall’insegnante, è molto importante per l’alunno dislessico. Ciò riguarda tutte le discipline scolastiche.
La diagnosi permette di capire ed ad evitare errori come colpevolizzare il bambino. Fatta la diagnosi infatti si possono mettere in atto aiuti specifici, tecniche e “concessioni” come tempi più lunghi per svolgere i compiti.
I dislessici hanno un diverso modo di imparare, ma comunque imparano.
E adesso sentite: la dislessia può essere un dono? Molti personaggi famosi in campi diversi ne sono e ne erano affetti.
Una piccola serie di nomi come esempio? Leonardo Da Vinci, Tom Cruose, Jhon Lennon, Magie Johnsono, Pablo Picasso, Andy Warhol, Walt Disney, Hans Christian Anderson, Agatha CHristie, Albert Einstein…..
(M.M.)
Anno di prova neoassunti
E’ un rebus l’anno di prova per i docenti neoassunti in ruolo.
Per poter considerare di prova l’anno scolastico 2015/2016 è necessaria l’autorizzazione del Dirigente dell’Ufficio Scolastico che pare non esserci.
Di conseguenza sembra che l’anno scolastico di prova dei neoassunti slitti al prossimo a.s., continuando però gli stessi a svolgere supplenza presso una scuola media.
Questo comporterà conseguenze anche per la mobilità e per la ricostruzione di carriera?
(M.M.)
Il vero significato dell’integrazione scolastica
“Va’ da sè che il tornitore si sforza di lavorare sul pezzo non riuscito affinchè diventi come gli altri pezzi…se ognuno di voi sapesse che ha da portare innanzi ad ogni costo tutti i ragazzi e in tutte le materie, oranizzerebbe l’impegno per farli funzionare…” ( Don Milani)
La famosa lettera non era indirizzata ad una proffesoressa, ma era rivolta a tutti gli insegnanti che si occupavano dei “sani” e respingeva “i malati”
Pensava ad un modello di scuola in cui tutti gli insegnanti e i vari operatori fossero coinvolti nella costruzione di una comunità scolastica integrante.
L’integrazione non riguarda solo l’alunno disabile: ciascuno di noi ha bisogno di aiuto e sostegno.
La nostra Costutuzione è basata sul principio…”me ne occupo…L’atro mi sta a cuore”.
Compito della scuola è aiutare ogni alunno della classe a sentirsi parte integrante del gruppo.
(M.M.)
Fallimento Banche Popolari
Risparmiatori fermi al palo in attesa del Decreto che non esce. E’ infatti vincolante l’emanazione di un decreto che regoli i criteri dei rimborsi previsti.
“Buona scuola”
La fase attuattiva della riforma scolastica la cosiddetta “Buona scuola” non entusiasma per alcuni aspetti che destano anzi preoccupazione a causa della possibilità che nascano disparità e abusi. In particolare in relazione alla gestione della alternanza scuola-lavoro si ritiene che si possano creare una serie di disparità tra alunni di scuole dello stesso ordine e grado di istruzione laddove alcuni vengano mandati a chiudere scatole in fabbrica, altri in parrocchia, altri in portali di agenzie e altri ancora dietro le quinte di teatri, magari importanti.
Ci si chiede: perché a ragazzi di 16 anni non si dà la possibilità di scegliersi il percorso di alternanza scuola – lavoro più congeniale?
Quel percorso magari sarà quello che pensano di utilizzare per la loro vita futura e questa potrebbe essere una importane opportunità per testare le scelte a venire.
Disabilità e scuola
Ho sempre pensato alla scuola come una seconda mamma, una struttura solida a cui poter affidare con fiducia i propri figli. Un luogo dove termini come autorevolezza si confondano e si fondano con il confronto e la crescita di ciascun individuo diventa una sfida sorridente accolta da insegnanti coraggiosi, perchè a volte a insegnare ci vuole coraggio, soprattutto quando a scuola hai davanti gli occhi impauriti di un ragazzino autistico che chiedono di essere letti.
Penso che alla base di ogni approccio tra persone esista una parola chiave: relazione. Instaurare un legame basato su rispetto e fiducia reciproca; questo è l’elemento essenziale in ogni scambio importante, fondamentale tra uno studente e l’insegnante sempre e comunque. Quando poi si parla di disabilità, di qualsiasi aspetto sia, empatia e relazione diventano cardini indispensabili senza i quali si creano situazioni di disagio difficilmente arginabili, talvolta irrecuperabili.
Questi ragazzi vanno accolti da sorrisi e mani tese, da insegnanti che non si fanno intimorire, ma al contrario colgono l’occasione come una sfida cercando di mettere in campo tutte le energie e le strategie per infondere, in questi ragazzi, la fiducia.
Cosa significa insegnare?
Insegnare significa essenzialmente produrre soggettività, dar forma ad un individuo, strutturare imprimendoci un segno.
Insegnare vuol dire alla lettera, imprimere nella mente, fare un segno dentro qualcuno, avviare un processo attraverso un linguaggio che scrive, incide l’interiorità psichica e così facendo non solo lo apre, ma crea.
L’insegnamento non è solo trasmissione di un sapere che ha il potere di incidere e con ciò di produrre oggetto. Nei termini scuola, insegnare, insegnamentosono nascosti i privilegi di non avere la necessità di svolgere un lavoro manuale e di avere invece il tempo di potersi dedicare alla conoscenza e ad aiutare dei piccoli a crescere.
Insegnare significa riflettere su tale privilegio e sul carattere sociale, distintivo e privilegiato di questo che non è un “lavoro normale”, ma un’arte, una missione.
E allora che dire di quegli insegnanti che “maltrattano” i minori a scuola e le persone diversamente abili?
Non ci sono parole, solo parolacce.
(M.M.)
Risparmio e investimento
Purtroppo Si confondono le due cose in quanto risparmiare significa accantonare il denaro in esubero. Ogni altra forma di gestione del denaro è da considerarsi investimento.
Il caso è da riferirsi alle note vicissitudini bancarie, significando che non si tratta di risparmio ma di investimenti e, in Italia è tutelato solo il risparmio e non l’investimento.
Viene quindi difficile ogni azione atta a risarcimento se non la futura sede penale in cui verranno processati gli imputati del fallimento e in quella sede costituirsi parte civile.