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Decreto salva banche

Finalmente varato il decreto salva banche che descrive tutte le modalità alle quali i risparmiatori dovranno attenersi per chiedere il rimborso dei risparmi perduti.
La prospettiva di maggior rilievo è quella del rimborso dell’80% a determinate condizioni, che non sono poi così restrittive: i risparmiatori che si accontenteranno, quindi, verranno risarciti in buona parte del danno subito; in ogni caso, bisognerà esaminare la legge attentamente, per orientare correttamente i risparmiatori.

Condominio “consumatore”

Forse non tutti sanno che un condominio è considerato, giurisprudenzialmente, un consumatore, in quanto è un’associazione di aventi codici fiscali alfanumerici, nonostante il fatto che tali codici confluiscano poi in un codice fiscale numerico. L’entità del condominio come associazione di persone fisiche permette ai giudici di attribuirgli lo status di consumatore.

Ci si chiede, allora, perché tanti amministratori, anche per levarsi di dosso tante rogne con i fornitori, non scrivono “condominio: associazione di consumatori”? È presto detto.
Un amministratore di condominio difficilmente si mette in contrasto con i propri fornitori: non gli conviene.
Infatti, se lo facesse, egli dovrebbe far valere sul fornitore la garanzia di 24 mesi, mentre invece così, a favore del condominio, vi è una garanzia di soli 12 mesi, riservata ai soggetti non consumatori. Bella roba, ma siamo qui, in Italia, e ciò non stupisce.

Azionisti banche popolari

In questi ultimi tempi non si parla d’altro che di azionisti truffati dalle note banche popolari che hanno dichiarato fallimento. Intanto è bene notare una cosa. Le banche non falliscono ma dovrebbero andare in liquidazione. Queste banche popolari, per poter essere dichiarate fallite, sono state trasformate da Banca Popolare a Spa; di conseguenza, essendo società per azioni, come tutte le società per azioni possono tranquillamente fallire. Già questo avrebbe dovuto suscitare perplessità.
Poi, anche se il codice del consumo non viene applicato, i prodotti finanziari avrebbero dovuto destare sospetto, consideranta la forma in cui essi sono stati proposti, poiché essi, in un qualche modo, confluivano sempre nell’acquisto di azioni della banca stessa.
Poco o nulla serviva per prendere un attimo di tempo, chiedere copia di questo contratto e farlo vedere ad un’associazione di consumatori o, comunque, ad un tributarista. Si sarebbe fugato ogni dubbio. Peccato non sia successo.

Tele elemosina

Siamo quotidianamente bersagliati da una forma di raccolta fondi per la beneficenza. È il nuovo found raising, ovvero la nuova forma di reperire danaro tra la gente. È difficile credere a questi spot, perché ognuno di essi costa decine di migliaia di euro.
Dove vanno quindi tanti soldi? La gente ormai se lo chiede, e se anche mandare un sms o fare una chiamata dal telefono fisso può risultare una cosa estremamente facile, la gente inizia ad essere sospettosa ed indignata. Forse è meglio il fund raising tradizionale? Chissà? Sta di fatto che la quotidianità è cambiata, e nei nostri occhi vengono proiettate immagini di bambini poveri, denutriti, che certamente esistono, ma altrettanto certamente non vengono assistiti da chi raccoglie tanti soldi. Occhio quindi all’inganno.

Garanzia del costruttore e del commerciante

Forse non tutti sanno che il costruttore di un bene vende lo stesso al commerciante e la garanzia che devi offrirgli è di un anno. Il commerciante, nei confronti del consumatore, deve invece offrirgli una garanzia di due anni.

Questo spiega perché il commerciante mal si pone quando deve ritirare un bene e restituire il denaro perché, se questo capita nei primi 12 mesi di vita del bene, il commerciante lo può restituire al produttore. Se, invece, questo avviene nel secondo anno di vita del bene, dovrà farvi fronte il commerciante.

E’ bene conoscere questo aspetto, perché l’atteggiamento del commerciante è ovviamente molto differente a seconda che il bene abbia 12 mesi o 24 mesi.

Sempre su questo tema, per definire la garanzia del bene, il concetto è il seguente: il bene deve essere garantito per le sue prestazioni promesse all’atto della vendita. Quindi, se il prodotto è venduto dal produttore al commerciante, il produttore deve garantirne il buon funzionamento per soli 12 mesi, mentre il commerciante, una volta venduto il bene al consumatore, ne deve garantire le caratteristiche per due anni.

Brexit: non si parla d’altro

Dopo il risultato del referendum britannico, i mercati accusano il colpo inaspettato. I titoli più colpiti sono quelli bancari, sia dall’una che dall’altra parte.
Per quanto riguarda i consumatori, comunque, nulla è cambiato.

Gli unici soggetti che potrebbero in qualche modo lamentare delle perdite sono gli azionisti che, operando in Borsa, hanno acquistato titoli bancari che hanno perso quota a causa di questa trasformazione politica. Tutto si stabilizzerà, nei tempi e nei modi compatibili con le procedure di attuazione dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

In sostanza, si vuol far notare che, in questo caso, gli azionisti delle banche sono investitori e non risparmiatori, e quindi si presuppone che abbiano accettato il rischio dell’investimento. Ad essi, quindi, nessuno deve alcun rimborso.

Questo deve essere chiaro anche quando si parla degli azionisti delle banche popolari: comprando delle azioni, essi devono esere consapevoli di comperare una “fettina” di banca e, se la banca va male, anche loro perderanno quello che hanno investito nelle proporzioni in cui la banca perderà quotazioni in borsa. Quindi gli investitori, o peggio ancora gli speculatori, rischiano tutto ciò che hanno investito.
Il concetto di “investimento” deve essere ben compreso, perché permette di capire che, in questi casi, non si ha diritto ad essere rimborsati in caso di perdita.

Nasce nel Lazio una rete di associazioni di consumatori

Nasce nella regione Lazio una rete composta da associazioni di consumatori, consumatori ed aziende produttrici. A nostro parere, una rete del genere è una chimera, perché ci si chiede quale azienda produttrice abbia interesse ad entrare in rete con i consumatori, tantomeno delle associazioni. Sarebbe un po’ come darsi la zappa sui piedi, perché i consumatori aumenterebbero la loro conoscenza di diritti, esercitandoli contro i costruttori stessi. Quindi: che senso ha una cosa del genere?

Brexit: cosa cambierà per i consumatori?

A seguito del risultato del referendum britannico, di fatto, cosa cambierà per i consumatori? Poco o nulla: non se ne accorgeranno nemmeno. Tra l’altro, l’uscita della Gran Bretagna comporterà un periodo di transizione di due anni.
L’unico settore penalizzato sarà quello dell’export manifatturiero, nella misura di un 5% circa. Un cambiamento insignificante da un punto di vista dei consumi e dei costi della vita quotidiana dei consumatori italiani.

Non buttate i vostri computer (siete sicuri che siano obsoleti?)!

Di fronte ad un oggetto rotto, quante volte ci si è sentiti dire che non conviene ripararlo, poiché il costo della riparazione supera il valore del bene? Questo approccio – che, tra l’altro, pone domande di altro genere che non tratteremo in questo articolo – è fortemente usato in campo informatico, poiché un PC diventa vecchio e non più adeguato nel giro di poco tempo (tipicamente, qualche anno).

Le cose stanno davvero così? Innanzitutto, a volte è possibile aumentare le potenzialità del computer sostituendo o aggiungendo qualche componente ad un costo di qualche decina di Euro (ad esempio, aumentare la memoria). Anche una bella ripulita può rendere nuovamente veloce il PC. Di più, se l’operazione di pulizia non è fatta regolarmente, il PC incamera file inutili che lo appesantiscono.

Se si desidera che il sistema operativo sia reinstallato (spesso ci si sente dire che bisogna “formattare” l’hard disk), ci si trova ad avere un PC come uscito dalla fabbrica. Questa operazione non dovrebbe costare più di 70 Euro, quando effettuata a regola d’arte in centri assistenza con regolare fattura.

Pensateci bene, quindi, quando un negoziante afferma che un PC è destinato alla discarica. Può capitare che, se lo affidate nelle mani giuste, possiate risparmiare una cifra – mettiamo che troviate un prodotto in offerta a 299 Euro – per un acquisto che non vi mette al riparo in ogni caso dalla tendenza di ogni PC con Windows installato a diventare via via sempre più lento.

Il termine “deflazione”: significato

Deflazione: cosa significa questa parola? Non tutti lo sanno, ed è quindi bene fare un poco di chiarezza. La deflazione è esattamente il contrario dell’inflazione, di cui tutti abbiamo senz’altro sentito parlare.

Facciamo un esempio per capirne il significato. Quando la produzione di beni e servizi è superiore a quanto il mercato richiede, esso, saturo di tutto ciò che potrebbe servire, ristagna, sicché i prezzi tendono a diminuire, non essendo sostenuti da un’adeguata domanda. Il fenomeno può accadere sia per mancanza di denaro, sia per mancanza di fiducia – o entrambe le cose – quando i consumatori rimangono in attesa di tempi migliori.