Archivio mensile:Luglio 2016

Fondo interbancario di tutela dei depositi: cosa copre

Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) fu costituito nel 1987, inizialmente ad adesione volontaria; dal 2011 è un consorzio obbligatorio avente come scopo la tutela dei depositi su conti correnti bancari (e non solo). Ad esso devono aderire tutte le banche italiane aventi come forma societaria la spa; le succursali di banche comunitarie operanti in Italia aderiscono su base volontaria, la qual cosa è finalizzata ad integrare la tutela offerta dal sistema di garanzia dello Stato di appartenenza. Sul sito ufficiale del fondo è possibile consultare l’elenco delle banche aderenti:

Banche consorziate

Il fondo copre depositi nominativi (conti correnti, depositi a risparmio nominativi, certificati di deposito nominativi, buoni fruttiferi); in pratica, si tutela il risparmio, ma non l’investimento, fino ad un importo a persona di 100.000 Euro. Le banche di credito cooperativo non aderiscono in quanto esse stesse hanno costituito un fondo che presenta caratteristiche simili; anch’esso copre fino a 100.000 Euro a persona.

Il BancoPosta non aderisce a questa istituzione, poiché i depositi su conto corrente BancoPosta e tutti i titoli postali sono garantiti direttamente dallo Stato.

Rispetto della garanzia di prodotti particolari (rasoi, tagliacapelli, regolabarba)

Quando ci si reca da un rivenditore di beni, si può chiedere il rispetto della garanzia in tre modi: sostituzione integrale dell’apparecchio con un altro di pari qualità, restituzione dei soldi, oppure si concorda una riparazione o comunque si tiene l’oggetto anche se non risponde al 100% delle caratteristiche promesse richiedendone il minor valore. Questa garanzia vale per tutti i beni.

Se da un rivenditore di elettrodomestici si è acquistato un apparecchio tipo rasoio, taglia barba, tagliacapelli o qualcosa di simile, la garanzia non cambia, quindi è contestabile il fatto che il prodotto non venga sostituito e rimborsato o sostituito con altro di pari qualità solo perché l’apparecchio va a contatto con la pelle.
La legge non parla di pelle, né di capelli; la legge dice quanto all’inizio dell’articolo, ovvero che il bene va rimborsato, o sostituito, o concordemente riparato; oppure, se le caratteristiche non sono completamente rispettate, viene conteggiato un minor valore, il che si traduce in una restituzione di danaro al consumatore. Non fatevi ingannare, quindi.

Ancora banche

Il nodo delle banche è venuto al pettine. Troppe le sofferenze – soldi prestati che non potranno più rientrare – che il sistema bancario sta in un qualche modo scontando. Alcune banche importanti, ma non solo quelle, dovranno ricevere sovvenzioni pubbliche, nella fattispecie dal governo, per sanare i propri bilanci. Ci si appella all’Europa sperando che questa contribuisca all’operazione. Anche le borse sono in attesa di vedere come si risolverà la questione. Questa settimana sarà decisiva.

Truffe “energetiche” relative a contratti luce e gas

Ormai i confini delle truffe ai consumatori non hanno più limiti. Anche oggi si è presentato nei nostri uffici un consumatore che aveva subito l’ennesima angheria di un gestore di energia alternativo a quelli classici.
Abbiamo tranquillizzato il consumatore che, di propria iniziativa, aveva già provveduto a disdire il nuovo contratto, peraltro mai firmato, e rientrare con il vecchio gestore energetico. L’abbiamo inoltre tutelato per quanto riguarda il futuro. Gli abbiamo offerto di assisterlo qualora l’abusivo gestore inviasse bollette o documenti che pretendono danaro.
La miglior difesa è comunque quella di prevenire questi contratti e, appena se ne è in possesso, rivolgersi subito ad un’associazione di consumatori che, conoscendo bene le prassi per uscire da questi inganni, fornirà immediatamente ed efficacemente assistenza.

Transazioni superiori a € 30

Dal 1° luglio 2014 è obbligatorio che le transazioni superiori a € 30 vengano effettuate con sistemi tracciabili, ovvero con sistemi attraverso i quali si possa ricostruire il percorso di anche soli € 30. Per quella data, i commercianti più ligi adottarono dei pos e pattuirono delle commissioni che, seppur minime, erano sempre a carico del commerciante che, di conseguenza, le trasferiva sui costi di gestione aumentando inevitabilmente i prezzi dei prodotti venduti. Ci si chiedeva, allora, quali sarebbero state le conseguenze per chi, invece, non si fosse messo in regola. Bene, come tante cose fatte all’italiana, chi non si è messo in regola, a tutt’oggi non rischia alcuna sanzione. Per cui i commercianti diligenti che hanno adottato il sistema sono passati per i meno furbi degli altri.

Progetto Atlante: cos’è

Cos’è il progetto Atlante? È un progetto finanziario, ideato dall’attuale governo in carica, per vendere in un mercato parallelo le sofferenze bancarie. In buona sostanza, quando le banche hanno delle sofferenze, ovvero debiti che saranno difficilmente rimborsati da coloro che hanno ottenuto prestiti o mutui, la banca dice che quella somma di denaro viene accantonata come sofferenza. Molte di queste sofferenze, quindi, potrebbero non essere rimborsate nel medio e lungo termine. Il governo ha pensato bene di creare un mercato parallelo per la vendita di queste sofferenze e di garantire in prima persona quelle che esso stesso valuta solvibili. Il mercato che risulterà sarà un misto di titoli solventi ed altri assolutamente insolventi, ma gli interessi che si otterranno nell’acquisto di questi titoli sarà sicuramente allettante. Attenzione, perché dove si guadagna molto c’è altrettanto elevato rischio.

Decreto salva banche

Finalmente varato il decreto salva banche che descrive tutte le modalità alle quali i risparmiatori dovranno attenersi per chiedere il rimborso dei risparmi perduti.
La prospettiva di maggior rilievo è quella del rimborso dell’80% a determinate condizioni, che non sono poi così restrittive: i risparmiatori che si accontenteranno, quindi, verranno risarciti in buona parte del danno subito; in ogni caso, bisognerà esaminare la legge attentamente, per orientare correttamente i risparmiatori.

Condominio “consumatore”

Forse non tutti sanno che un condominio è considerato, giurisprudenzialmente, un consumatore, in quanto è un’associazione di aventi codici fiscali alfanumerici, nonostante il fatto che tali codici confluiscano poi in un codice fiscale numerico. L’entità del condominio come associazione di persone fisiche permette ai giudici di attribuirgli lo status di consumatore.

Ci si chiede, allora, perché tanti amministratori, anche per levarsi di dosso tante rogne con i fornitori, non scrivono “condominio: associazione di consumatori”? È presto detto.
Un amministratore di condominio difficilmente si mette in contrasto con i propri fornitori: non gli conviene.
Infatti, se lo facesse, egli dovrebbe far valere sul fornitore la garanzia di 24 mesi, mentre invece così, a favore del condominio, vi è una garanzia di soli 12 mesi, riservata ai soggetti non consumatori. Bella roba, ma siamo qui, in Italia, e ciò non stupisce.

Azionisti banche popolari

In questi ultimi tempi non si parla d’altro che di azionisti truffati dalle note banche popolari che hanno dichiarato fallimento. Intanto è bene notare una cosa. Le banche non falliscono ma dovrebbero andare in liquidazione. Queste banche popolari, per poter essere dichiarate fallite, sono state trasformate da Banca Popolare a Spa; di conseguenza, essendo società per azioni, come tutte le società per azioni possono tranquillamente fallire. Già questo avrebbe dovuto suscitare perplessità.
Poi, anche se il codice del consumo non viene applicato, i prodotti finanziari avrebbero dovuto destare sospetto, consideranta la forma in cui essi sono stati proposti, poiché essi, in un qualche modo, confluivano sempre nell’acquisto di azioni della banca stessa.
Poco o nulla serviva per prendere un attimo di tempo, chiedere copia di questo contratto e farlo vedere ad un’associazione di consumatori o, comunque, ad un tributarista. Si sarebbe fugato ogni dubbio. Peccato non sia successo.