Brexit: non si parla d’altro

Dopo il risultato del referendum britannico, i mercati accusano il colpo inaspettato. I titoli più colpiti sono quelli bancari, sia dall’una che dall’altra parte.
Per quanto riguarda i consumatori, comunque, nulla è cambiato.

Gli unici soggetti che potrebbero in qualche modo lamentare delle perdite sono gli azionisti che, operando in Borsa, hanno acquistato titoli bancari che hanno perso quota a causa di questa trasformazione politica. Tutto si stabilizzerà, nei tempi e nei modi compatibili con le procedure di attuazione dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

In sostanza, si vuol far notare che, in questo caso, gli azionisti delle banche sono investitori e non risparmiatori, e quindi si presuppone che abbiano accettato il rischio dell’investimento. Ad essi, quindi, nessuno deve alcun rimborso.

Questo deve essere chiaro anche quando si parla degli azionisti delle banche popolari: comprando delle azioni, essi devono esere consapevoli di comperare una “fettina” di banca e, se la banca va male, anche loro perderanno quello che hanno investito nelle proporzioni in cui la banca perderà quotazioni in borsa. Quindi gli investitori, o peggio ancora gli speculatori, rischiano tutto ciò che hanno investito.
Il concetto di “investimento” deve essere ben compreso, perché permette di capire che, in questi casi, non si ha diritto ad essere rimborsati in caso di perdita.

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