Siamo quotidianamente bersagliati da una forma di raccolta fondi per la beneficenza. È il nuovo found raising, ovvero la nuova forma di reperire danaro tra la gente. È difficile credere a questi spot, perché ognuno di essi costa decine di migliaia di euro.
Dove vanno quindi tanti soldi? La gente ormai se lo chiede, e se anche mandare un sms o fare una chiamata dal telefono fisso può risultare una cosa estremamente facile, la gente inizia ad essere sospettosa ed indignata. Forse è meglio il fund raising tradizionale? Chissà? Sta di fatto che la quotidianità è cambiata, e nei nostri occhi vengono proiettate immagini di bambini poveri, denutriti, che certamente esistono, ma altrettanto certamente non vengono assistiti da chi raccoglie tanti soldi. Occhio quindi all’inganno.
Archivio mensile:Giugno 2016
Garanzia del costruttore e del commerciante
Forse non tutti sanno che il costruttore di un bene vende lo stesso al commerciante e la garanzia che devi offrirgli è di un anno. Il commerciante, nei confronti del consumatore, deve invece offrirgli una garanzia di due anni.
Questo spiega perché il commerciante mal si pone quando deve ritirare un bene e restituire il denaro perché, se questo capita nei primi 12 mesi di vita del bene, il commerciante lo può restituire al produttore. Se, invece, questo avviene nel secondo anno di vita del bene, dovrà farvi fronte il commerciante.
E’ bene conoscere questo aspetto, perché l’atteggiamento del commerciante è ovviamente molto differente a seconda che il bene abbia 12 mesi o 24 mesi.
Sempre su questo tema, per definire la garanzia del bene, il concetto è il seguente: il bene deve essere garantito per le sue prestazioni promesse all’atto della vendita. Quindi, se il prodotto è venduto dal produttore al commerciante, il produttore deve garantirne il buon funzionamento per soli 12 mesi, mentre il commerciante, una volta venduto il bene al consumatore, ne deve garantire le caratteristiche per due anni.
Brexit: non si parla d’altro
Dopo il risultato del referendum britannico, i mercati accusano il colpo inaspettato. I titoli più colpiti sono quelli bancari, sia dall’una che dall’altra parte.
Per quanto riguarda i consumatori, comunque, nulla è cambiato.
Gli unici soggetti che potrebbero in qualche modo lamentare delle perdite sono gli azionisti che, operando in Borsa, hanno acquistato titoli bancari che hanno perso quota a causa di questa trasformazione politica. Tutto si stabilizzerà, nei tempi e nei modi compatibili con le procedure di attuazione dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
In sostanza, si vuol far notare che, in questo caso, gli azionisti delle banche sono investitori e non risparmiatori, e quindi si presuppone che abbiano accettato il rischio dell’investimento. Ad essi, quindi, nessuno deve alcun rimborso.
Questo deve essere chiaro anche quando si parla degli azionisti delle banche popolari: comprando delle azioni, essi devono esere consapevoli di comperare una “fettina” di banca e, se la banca va male, anche loro perderanno quello che hanno investito nelle proporzioni in cui la banca perderà quotazioni in borsa. Quindi gli investitori, o peggio ancora gli speculatori, rischiano tutto ciò che hanno investito.
Il concetto di “investimento” deve essere ben compreso, perché permette di capire che, in questi casi, non si ha diritto ad essere rimborsati in caso di perdita.
Nasce nel Lazio una rete di associazioni di consumatori
Nasce nella regione Lazio una rete composta da associazioni di consumatori, consumatori ed aziende produttrici. A nostro parere, una rete del genere è una chimera, perché ci si chiede quale azienda produttrice abbia interesse ad entrare in rete con i consumatori, tantomeno delle associazioni. Sarebbe un po’ come darsi la zappa sui piedi, perché i consumatori aumenterebbero la loro conoscenza di diritti, esercitandoli contro i costruttori stessi. Quindi: che senso ha una cosa del genere?
Brexit: cosa cambierà per i consumatori?
A seguito del risultato del referendum britannico, di fatto, cosa cambierà per i consumatori? Poco o nulla: non se ne accorgeranno nemmeno. Tra l’altro, l’uscita della Gran Bretagna comporterà un periodo di transizione di due anni.
L’unico settore penalizzato sarà quello dell’export manifatturiero, nella misura di un 5% circa. Un cambiamento insignificante da un punto di vista dei consumi e dei costi della vita quotidiana dei consumatori italiani.
Non buttate i vostri computer (siete sicuri che siano obsoleti?)!
Di fronte ad un oggetto rotto, quante volte ci si è sentiti dire che non conviene ripararlo, poiché il costo della riparazione supera il valore del bene? Questo approccio – che, tra l’altro, pone domande di altro genere che non tratteremo in questo articolo – è fortemente usato in campo informatico, poiché un PC diventa vecchio e non più adeguato nel giro di poco tempo (tipicamente, qualche anno).
Le cose stanno davvero così? Innanzitutto, a volte è possibile aumentare le potenzialità del computer sostituendo o aggiungendo qualche componente ad un costo di qualche decina di Euro (ad esempio, aumentare la memoria). Anche una bella ripulita può rendere nuovamente veloce il PC. Di più, se l’operazione di pulizia non è fatta regolarmente, il PC incamera file inutili che lo appesantiscono.
Se si desidera che il sistema operativo sia reinstallato (spesso ci si sente dire che bisogna “formattare” l’hard disk), ci si trova ad avere un PC come uscito dalla fabbrica. Questa operazione non dovrebbe costare più di 70 Euro, quando effettuata a regola d’arte in centri assistenza con regolare fattura.
Pensateci bene, quindi, quando un negoziante afferma che un PC è destinato alla discarica. Può capitare che, se lo affidate nelle mani giuste, possiate risparmiare una cifra – mettiamo che troviate un prodotto in offerta a 299 Euro – per un acquisto che non vi mette al riparo in ogni caso dalla tendenza di ogni PC con Windows installato a diventare via via sempre più lento.
Il termine “deflazione”: significato
Deflazione: cosa significa questa parola? Non tutti lo sanno, ed è quindi bene fare un poco di chiarezza. La deflazione è esattamente il contrario dell’inflazione, di cui tutti abbiamo senz’altro sentito parlare.
Facciamo un esempio per capirne il significato. Quando la produzione di beni e servizi è superiore a quanto il mercato richiede, esso, saturo di tutto ciò che potrebbe servire, ristagna, sicché i prezzi tendono a diminuire, non essendo sostenuti da un’adeguata domanda. Il fenomeno può accadere sia per mancanza di denaro, sia per mancanza di fiducia – o entrambe le cose – quando i consumatori rimangono in attesa di tempi migliori.
Tobin tax: rinviata a settembre la decisione dell’Ecofin
La “Tobin Tax“, dal nome del Premio Nobel per l’economia James Tobin, è una tassa su tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli, penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine e, contemporaneamente, per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale.
Essa è applicata su tutte le transazioni effettuate tra paesi che ne sottoscrivano il trattato. La decisione sull’introduzione spetta alla Ecofin, che si è riunita qualche giorno fa per approvare o meno questa tassa, ma la decisione è stata negativa: slitta così a settembre, al prossimo congresso Eurofin, una nuova votazione per applicare o meno questa tassa.
Legge Pinto
E’ notizia di pochi giorni fa che il governo sta provvedendo al pagamento dei risarcimenti ottenuti con ricorsi alla legge Pinto avvalendosi di un accordo del 2015 con Bankitalia. L’accordo, in buona sintesi, consiste nella sponsorizzazione da parte di Bankitalia delle Corti d’Appello presso cui giacciono inevase queste pratiche di risarcimento. Sebbene i rimborsi abbiano ottenuto una certa accelerazione, la soluzione non è sufficiente ad arginare il problema. Si è quindi pensato, all’interno di Bankitalia, di ricorrere alle filiali di Bankitalia stessa supportando localmente le Corti d’Appello che devono effettuare i pagamenti. Si pensa che tutto porti ad evadere i pagamenti entro 120 giorni.
Banche popolari
E’ ormai chiaro ed evidente che il fallimento delle note quattro banche popolari è passato anche attraverso l’inosservanza istituzionale. Di questo ne sono convinte diverse fonti, compresa quella del ministro alle attività produttive Calenda che, addirittura, in una nota, propende per l’indagine effettuata da un noto programma televisivo di approfondimento. Il danno di tutte le quattro banche è enorme: si dice che ammonti a 430 milioni di euro; talmente grosso che minimo, ma minimo si può parlare di inosservanza di chi doveva vigilare.