Ho sempre pensato alla scuola come una seconda mamma, una struttura solida a cui poter affidare con fiducia i propri figli. Un luogo dove termini come autorevolezza si confondano e si fondano con il confronto e la crescita di ciascun individuo diventa una sfida sorridente accolta da insegnanti coraggiosi, perchè a volte a insegnare ci vuole coraggio, soprattutto quando a scuola hai davanti gli occhi impauriti di un ragazzino autistico che chiedono di essere letti.
Penso che alla base di ogni approccio tra persone esista una parola chiave: relazione. Instaurare un legame basato su rispetto e fiducia reciproca; questo è l’elemento essenziale in ogni scambio importante, fondamentale tra uno studente e l’insegnante sempre e comunque. Quando poi si parla di disabilità, di qualsiasi aspetto sia, empatia e relazione diventano cardini indispensabili senza i quali si creano situazioni di disagio difficilmente arginabili, talvolta irrecuperabili.
Questi ragazzi vanno accolti da sorrisi e mani tese, da insegnanti che non si fanno intimorire, ma al contrario colgono l’occasione come una sfida cercando di mettere in campo tutte le energie e le strategie per infondere, in questi ragazzi, la fiducia.
Disabilità e scuola
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