Che le banche “così come sono” non siano più, come si dice, “al passo con i tempi”, sembra lo pensino sia i banchieri sia il Sinda-cato, che da ultimo l’8 luglio ha presentato al-la stampa il “documento unitario sul nuovo modello di business per gli Istituti di credito”.
Quando poi si arriva alle “ricette” con cui fare fronte al “disallineamento” fra realtà e nuovi modelli, allora le cose cambiano di brutto, re-gistrando una netta diversità di vedute fra banchieri e rappresentanti dei lavoratori.
Abbiamo già parlato dell’irruzione del mondo digitale, che rende inevitabilmente obsoleti vecchi comportamenti, e del disallineamento delle nostre reti bancarie rispetto alla realtà europea, che vede nel nostro Paese 55 sportel-li ogni 100mila abitanti, contro i 41 medi in Europa, e addirittura i 20 della Gran Bretagna.
Al riguardo, chi ha qualche anno in più sulle spalle, come chi vi scrive, ricorda che di que-sti problemi qualcuno, vera mosca bianca, ne parlava già nel 1995, un secolo fa, in anni in cui gli sportelli nascevano come funghi. Forse era la percezione di una mente che vedeva già allora la consapevolezza della necessità di a-dattamento. Eppure quel paragone, lanciato come un sasso dall’ex presidente dell’allora Istituto bancario San Paolo di Torino, Gianni Zandano, resta lì. Il banchiere disse senza mezzi termini che le banche sarebbero diven-tate la “nuova siderurgia”, intesa come area di grande difficoltà industriale. Come accenna-vo, era il novembre del 1995. Allora venne molto criticato. Oggi quel paragone sembra, purtroppo, profetico.
Volenti o nolenti le “diversità di vedute” do-vranno prima o poi trovare un comune deno-minatore nel nuovo CCNL, anche se ad oggi restano le “distanze abissali” di cui parlava Massimo Masi.
Nel frattempo non è che le cose stiano ferme. La realtà è in piena evoluzione, i piani indu-striali vengono continuamente aggiornati.
Giovedì, a Torino, l’Ad di Unicredit Federico Ghizzoni si è così espresso: «Gli stili di vita cambiano e serve un nuovo modo di fare ban-ca. Le filiali continueranno a essere un pila-stro del nostro modello distributivo, ma il loro ruolo evolverà da punto di accesso dei servizi bancari a luogo dove avvengono le interazioni più complesse».
L’espressione “interazioni più complesse” su-scita ad un tempo curiosità e timore. Uno pensa: mio Dio, ma cosa potranno farmi fare di nuovo?
In realtà, molto più prosaicamente, si è tratta-to della presentazione dell’operazione “O-pen”, in pratica il nuovo progetto di riorga-nizzazione della rete Unicredit, che i giornali hanno quasi tutti definito come una “rivolu-zione”.
La notizia la trovate su quasi tutti i media, ma io ho scelto di riportarvi quanto scritto sul sito Alinews: “In banca si potra’ comprare casa, ma anche la tv o il frigorifero. E’ forse l’aspetto piu’ caratteristico della rivoluzione commerciale voluta da Unicredit e presentata ieri a Torino al PalaAlpitour (ex Palaolimpi-co) ai 5200 dipendenti della rete dal vertice del gruppo. Agenzie piu’ flessibili nell’orario, aperte pero’ anche solo due giorni alla setti-mana, filiali piu’ accoglienti e moderne, nuo-vi servizi e prodotti, coperture assicurative, intermediazione immobiliare – mille le case gia’ in vendita che diventeranno diecimila en-tro l’anno -, prodotti per il business, ad esem-pio un nuovo registratore di cassa, e poi hi-tech, dai telefonini ai tablet, agli elettrodome-stici, tv e a breve anche i cosiddetti ‘bianchi’, frigoriferi e lavatrici. Per il passaggio dallo sportello finanziario a uno sportello commer-ciale tout court, per certi versi quasi un mega-store virtuale visto che i prodotti non saranno materialmente disponibili allo sportello, di-venteranno operative partnership con brand come Piaggio e Smart che si aggiungono a quelle gia’ in atto con Samsung Tecnogym e Apple. Il tutto pero’ inserito in una cornice piu’ strategica, quella di una maggiore inte-grazione dei differenti canali di vendita: tele-fono, internet, sportelli bancomat, contact center, che raddoppiera’ i suoi addetti fino a quota mille, e filiale. Il sistema denominato ”open. La banca e’ del cliente’, sara’ operati-vo dal prossimo 3 novembre. ”Simbolicamen-te – ha detto l’ad di Unicredit Federico Ghiz-zoni – e’ il passaggio dalla fase, completata, di riorganizzazione e rafforzamento del grup-po, a una fase di sviluppo e di crescita, e di sviluppo in particolare di un modello di servi-zio estremamente nuovo e innovativo”. Uni-credit investira’ in Italia 1,5 miliardi di cui 350 milioni per il rinnovamento estetico e tecnologico di 2200 filiali, entro il 2016. Tremila e cinquecento gli sportelli complessi-vi del gruppo che si ridurranno pero’ gra-dualmente a 3100. ”Mi fa piacere – ha detto Ghizzoni – che l’Italia torni ad essere un mo-tore di crescita per tutto il gruppo”. Ma il si-stema sara’ declinato, con differenze da paese a paese, anche all’estero. L’ad di Piazza Cor-dusio ha affermato che Unicredit e’, nel cam-po dell’innovazione, secondo soltanto alle banche scandinave che hanno una tradizione venticinquennale di investimenti in Internet, mentre ”colossi bancari italiani ed esteri sono alle nostre spalle”: sono 4 milioni i clienti sull’home banking, 500mila quelli attivi sul mobile. E i canali internet valgono come nu-mero di contatti con la banca sei volte di piu’ di quelli tradizionali. L’obiettivo, ha detto Ghizzoni, e’ ”acquisire clientela e vendere servizi piu’ che nel passato, con una crescita media del 4,5% all’anno fino al 2018”. Un prototipo della nuova filiale si puo’ vedere a Milano Garibaldi, ha aggiunto Gabriele Pic-cini, Country Chairman Italia, che ha sottoli-neato che la nuova organizzazione prevede la scomparsa delle funzioni tradizionali del cas-siere. Ci sara’ un direttore, specialisti e consu-lenti per le attivita’ di base che avranno anche la possibilita’ di far effettuare prelievi e ver-samenti. Mille e duecento saranno le filiali ad orario flessibile. Accanto alla banca store, i prodotti bancari di punta, e innanzitutto i mu-tui: ”abbiamo ridotto lo spread al 2%, siamo al 15% del mercato e vogliamo raggiungere il 20%”, ha detto Piccini. Poi il conto su misura: ”Il cliente si costruisce il suo conto corrente e se lo cambia come vuole direttamente da casa sua”. E poi il progetto ‘Subito casa’, per ora su sette citta’ principali, e a gennaio, attraver-so la societa’ controllata Subito Casa, per vendere immobili su tutto il territorio nazio-nale. ”Un cambio di passo molto significativo – ha sintetizzato Ghizzoni -: passiamo da un periodo di austerita’ a un periodo di crescita”. E a proposito del futuro Ghizzoni ha detto di puntare sui giovani: la banca, con il recente accordo sulle 2400 uscite incentivate, ha in-fatti anche previsto la stabilizzazione di 700 contratti a tempo determinato, e 800 nuove assunzioni entro il 2015, ”Assumeremo – ha detto Ghizzoni – e spero sia un messaggio un po’ per tutti. Noi ci crediamo in questo paese e senza far tante chiacchiere, ma fatti, ci sia-mo investendo parecchio”.
Quindi, alla fine, dopo la chiusura di ulteriori 400 sportelli, ne rimarranno 3100: alcuni sa-ranno “full service” e a questi faranno riferi-mento gli altri sportelli di zona più piccoli e flessibili negli orari. Alcuni potranno essere aperti soltanto due o tre giorni , altri anche il sabato. La filiali cosiddette “leggere” saranno 1200.
E, “ciliegina sulla torta”, il tramonto definiti-vo della figura del “cassiere”, che in questo nuovo modello diventa quasi ”archeologia in-dustriale”.
Non resta che prendere atto della “rivoluzio-ne” annunciata da Ghizzoni. Con una consa-pevolezza però: che quando un modello orga-nizzativo è scelto da un leader di settore qua-l’è Unicredit, giocoforza prima o poi diventa modello “nazionale”.