Aria di spending rewiew anche in Fondazione Mps! Dal sito ilcittadinoonline, apprendiamo che, per la prima volta, banca Mps pagherà la Fondazione per far accedere i propri invitati al palio alle finestre della sede dell’ente. La Fon-dazione segue le orme del Comune, che ha messo in vendita 15 biglietti del palco di palaz-zo Berlinghieri, solitamente destinato ai propri ospiti. Fino all’anno scorso gli invitati della banca venivano accolti gratuitamente dall’azio-nista di maggioranza (oggi sceso al 2,5%). La Fondazione continua ad effettuare i propri invi-ti. Gratuitamente, si presume.
Non sarà certo l’introito derivante dalla vendita dei posti con affaccio in Piazza del Campo a si-stemare i conti di Comune e Fondazione, però è un segnale che sembra finita l’epoca di certi “privilegi”.
Della Banca abbiamo già detto: archiviato con successo l’aumento di capitale, restituiti tempe-stivamente 3,5 miliardi di euro allo Stato, sal-vaguardata l’indipendenza, il duo Profumo-Viola continua imperterrito sulla strada traccia-ta dal Piano Industriale concordato con la Commissione Europea, e senza indugi riprende a discutere con il Sindacato di riduzione degli organici (cosiddetti esodi).
Resta in piedi, vi accennavo l’altro giorno, la partita del rinnovo dei vertici della Fondazione.
Vi chiederete: ma perché Umberto insiste con la Fondazione? E’ così importante sapere chi prenderà il posto di Antonella Mansi?
Decisamente si, ragazzi! Ed il motivo è che, con le regole attuali, la nomina dei componenti la Deputazione della Fondazione dipende, per usare un eufemismo, dalle “indicazioni” di Comune, Provincia, Curia ecc. E poiché la Fondazione, pur al 2,5%, ha messo in piedi un sorta di patto di sindacato con due Fondi inter-nazionali, che dispone di circa il 9% del capita-le, è evidente che, per una sorta di proprietà transitiva, i vertici della Fondazione sarebbero ancora in grado di designare, in assemblea dei soci, buona parte del Cda della Banca, e di con-seguenza Presidente ed Amministratore Dele-gato ( ricordo che il patto fra Fondazione Mps, Fintech e Btg Pactual, allo stato, ha i numeri, come lista di maggioranza, di nominare sei consiglieri su 12. Inoltre l’accordo prevedereb-be che il presidente venga indicato dai nomi espressi dalla fondazione, l’ad tra quelli segna-lati dai due soci esteri, pur con veti reciproci motivati).
E’ pur vero che, dopo l’aumento monstre, il parterre degli azionisti potrebbe essere stato del tutto stravolto, ma il mistero sui nuovi ingressi è ancora fitto, nonostante la ridda di voci su fondi e investitori, prevalentemente esteri, che avrebbero colto al balzo l’occasione per entrare nel capitale di Rocca Salimbeni. «Tra 15 giorni sapremo qual è la base azionaria e non preve-diamo che ci siano azionisti rilevanti, però an-cora non lo sappiamo», ha dichiarato Profumo.
Al momento registriamo che una prima riunio-ne della Deputazione Generale, tenutasi il 1 lu-glio, ovviamente per il rinnovo dei vertici della Fondazione, è finita, come si dice, con la clas-sica “fumata nera”. La riunione. presieduta da Antonella Mansi, e’ durata circa un’ora e mez-zo e al termine e’ stata aggiornata al 7 luglio. Altre riunioni sono gia’ state convocate per il 18 e il 25. Formalmente, infatti, a norma di sta-tuto, il 10 luglio scocca il termine per la nomi-na dei vertici (un mese dall’approvazione del bilancio) ma la scadenza non e’ perentoria.
In conclusione, la partita Fondazione Mps è e resta “politica”, visti gli attori in campo, e a mio avviso resta la cartina di tornasole per ca-pire se i partiti senesi ( e anche romani) hanno capito la lezione, o al contrario ristabiliranno la loro presa sull’Ente e sulla Banca.
Vi riporto ora un interessante articolo di Milena Gabanelli, nota conduttrice della trasmissione Report, pubblicato sul Corriere della Sera. Ve lo propongo perché parla in particolare della nostra Banca: “Ormai dal 2013 Mps redige il proprio bilancio facendo seguire i tradizionali documenti che compongono il prospetto, da prospetti pro forma che mostrano numeri com-pletamente diversi. Si tratta di una rivoluziona-ria metodologia contabile voluta dall’autorità di vigilanza italiana: la cosiddetta partita quadru-pla.
La partita doppia, inventata da un frate toscano vissuto nel XV secolo, Fra’ Luca Pacioli, è il metodo universalmente utilizzato per redigere i bilanci aziendali, e consiste nel registrare ogni movimento contabile attraverso due voci che devono necessariamente corrispondere. L’invenzione di Fra’ Pacioli, dopo aver resisti-to praticamente inalterata per oltre cinquecento anni, sta per essere soppiantata dalla «partita quadrupla». Per un’incredibile coincidenza del destino, questa novità ha trovato i natali fra le colline del Chianti e del Brunello, in una regio-ne i cui vigneti hanno ispirato la creatività ita-liana anche in un campo considerato piuttosto noioso, come quello contabile. La partita dop-pia presenta un limite notevole: non impedisce in alcun modo alle aziende di scrivere accanto alle singole voci che compongono il bilancio le cifre che vogliono.
La partita quadrupla invece, se accettata uni-versalmente, permetterebbe di «eliminare» qua-lunque possibilità di manipolazione. Come tutte le invenzioni geniali, è straordinariamente semplice: una società che intende redigere un bilancio in modo difforme dai principi contabili vigenti, ne può pubblicare contemporaneamen-te una seconda versione nella quale spiega cor-rettamente gli errori per mezzo di prospetti pro forma allegati; e a questo punto il bilancio può considerarsi corretto.
I vantaggi della partita quadrupla non sono po-chi: 1) si elimina definitivamente il falso in bi-lancio, 2) si aumenta la trasparenza nei con-fronti degli investitori a cui vengono forniti due bilanci, di cui almeno uno vero, 3) migliora l’efficacia dei controlli da parte delle autorità di vigilanza la cui infallibilità risulterebbe statisti-camente pari al 100%, visto che tutti i bilanci sarebbero da considerarsi corretti. Tutti ricorde-ranno ad esempio il crac dell’americana Enron del 2001. Ma anche l’Italia ha avuto i suoi «campioni nazionali», a partire naturalmente da Parmalat.
La partita quadrupla si può adattare particolar-mente bene alla contabilizzazione dei derivati, anche grazie alla complessità ed opacità di tali strumenti finanziari. È di questi giorni il pastic-cio della fusione Unipol-Fonsai. L’Ufficio quantitativo della Consob che misura i rischi dice che mancano 600 milioni, mentre quello contabile li ignora perché applica il nuovo me-todo. E poi c’è il Monte dei Paschi, che ha ap-pena completato un aumento di capitale, e nella prima pagina del prospetto informativo mette in guardia gli investitori sul fatto che, se alcune operazioni fossero contabilizzate in modo dif-ferente, i bilanci sarebbero significativamente diversi «con possibili effetti negativi sulla si-tuazione economica, patrimoniale e/o finanzia-ria della Banca».
Mentre di scandali derivati è pieno il mondo, il metodo della partita quadrupla è per adesso uti-lizzato soltanto in Italia in via sperimentale. Certo si porrà un problema di corretta informa-zione ai mercati qualora non venisse pronta-mente esteso a tutti gli stati dell’Unione Euro-pea. Supponiamo che una banca italiana stipuli un derivato con una banca tedesca, e che la banca tedesca decidesse di evidenziare nel suo bilancio una perdita per 200 milioni, mentre quella italiana non lo contabilizzasse per nulla, salvo farlo emergere nel pro forma. L’utilizzo della partita doppia da parte della banca tedesca e quello della partita quadrupla da parte di quella italiana farebbe confusione. L’auspicio è che il presidente del Consiglio Matteo Renzi convinca la cancelliera Merkel a implementare la partita quadrupla in tutti i Paesi dell’Ue, ma-gari estendendone l’uso anche ai conti di finan-za pubblica: in questo modo l’Italia potrebbe presentare un bilancio con una significativa ri-duzione del debito ed un saldo in pareggio sen-za star tanto a negoziare sul fiscal compact .
La genialata della partita quadrupla applicata ai rischi derivati ha in Giulio Tremonti il suo pri-mo ispiratore, tant’è che lo scorso anno forma-lizzava le sue idee in un fantomatico progetto di legge: per risolvere il problema basta evitare di scriverli in bilancio. Vegas, molto sensibile ai suggerimenti dell’ex ministro, oggi dopo U-nipol, prontamente la applica anche a Monte dei Paschi”.