dal web, devo dire che sono rimasto molto, ma molto deluso dalle assolutistiche lamentele presenti. Bisogna fare delle precisazioni: il celiaco è intollerante, e non allergico, al glutine (il celiaco non ha shock anafilattici e quindi eventuale morte a causa del glutine); In una dieta corretta ci sono delle quantità di carboidrati necessarie e non sostituibili, il riso o la farina di mais, per esempio, hanno queste proprietà, in alternativa con i 99,120,130,140 € al mese che vengono erogati sotto forma di buoni, si trovano tanti prodotti contenenti carboidrati. Quante altre patologie hanno questi aiuti economici?! Con un pò di buona volontà l’aiuto economico è piuttosto esauriente; non vorrei credere a persone che pur vivendo un disagio quotidiano, non abbiano la sensibilità di guardare anche la metà mezza piena del bicchiere.
Il vero problema si genera quando, essendo le Aziende Sanitarie Locali a elargire questi buoni, la persona che ne beneficia viaggia o lavora cinque giorni su sette in un’altra regione.
Perché, per un sistema economico a fondi centellinati, che gonfia spesso le tasche di pochi e lascia vuote quelle di molti, una persona celiaca si trova “spogliata” dell’aiuto economico tanto decantato non appena varca il confine regionale?!
Perché, per un sistema economico a fondi centellinati, che gonfia spesso le tasche di pochi e lascia vuote quelle di molti, una persona celiaca che viaggia in Italia o che per determinati motivi deve soggiornare in una regione “straniera”, oltre ai bagagli deve portarsi appresso una dispensa con le ruote?!
Le competenze sanitarie sono Regionali. Ogni regione infatti sa che per legge a chi viene diagnosticata la celiachia deve elargire un contributo pari al 35% del fabbisogno calorico. Il contributo, oltre ad aumentare con l’età, è alle volte diverso a seconda della regione, questo perché, la L (locale) di ASL o altra sigla, rende autonoma, nel territorio di competenza, l’azienda sanitaria di determinare quanto sia il 35% del fabbisogno calorico. L’azienda “A” produce i prodotti senza glutine “X” “Y” “Z”, se questa azienda vuole che i suoi tre prodotti siano acquistabili con i buoni che vengono dati al celiaco deve pagare una tassa, per prodotto, alla ASL (regionalmente!).
Questo è in modo semplicistico il mondo che gira intorno ai prodotti senza glutine. Proposte su come tecnicamente abbattere le barriere regionali sono tante, ma perché mai, un sistema economico a fondi centellinati, che gonfia spesso le tasche di pochi e lascia vuote quelle di molti, dovrebbe permettere ad un individuo di portare e spendere le ricchezze erogate dalla regione di residenza in un’altra regione?! Alessio Lanzoni
Archivio mensile:Agosto 2011
PODOLOGO. UNA NUOVA FIGURA.
Forse non tutti sanno che Italia, da qualche anno, esiste la figura del podologo.
Il podologo è la figura sanitaria che si occupa delle problematiche che colpiscono il piede e l’arto inferiore, ma per molti motivi è ancora quasi del tutto sconosciuta.
L’altro giorno ho notato una vignetta satirica che illustrava lo svolgersi di una semplice visita nell’ambulatorio podologico. E’ allora che ho intuito che qualcosa si sta muovendo sulla strada che porta a una maggiore educazione sanitaria e allora ben venga una vignetta, o meglio ancora un articolo informativo, che parli di sanità, per informare il cittadino – consumatore.
Di seguito cercherò di fare un po’ di chiarezza sulle funzioni del podologo, elencandone competenze e inquadramento legislativo.
Il Ministero della Sanità, con l’articolo 6 comma 3 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, ha individuato la figura professionale del podologo.
Il podologo è l’operatore sanitario che in possesso del diploma universitario abilitante, tratta dopo esame obiettivo del piede, le callosità, le unghie ipertrofiche, deformi e incarnite, nonché il piede doloroso. Il podologo, su prescrizione medica, previene e svolge la medicazione delle ulcerazioni delle verruche del piede e assiste, anche ai fini dell’educazione sanitaria, i soggetti portatori di malattie a rischio.
Il podologo individua, e segnala al medico, le sospette condizioni patologiche che richiedono un approfondimento diagnostico o un intervento terapeutico. Svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o libero – professionale.
Nella compagine italiana, purtroppo, esistono numerose figure artigianali che cercano di sostituirsi alla figura sanitaria preposta dal Ministero della Sanità. E’ importante dire che centri estetici, o i più antichi e conosciuti “callisti”, possono unicamente agire a favore dell’estetica del piede, ma in nessun modo intervenire nel trattamento e cura di qualsiasi affezione d’ interesse podologico. La suddetta precisazione non deve far pensare a una lotta di classe fra esperti che vogliano ritagliarsi una fetta più o meno importante di mercato, ma ad un’importante presa di posizione, a favore della salute e della salvaguardia del paziente che è, in ultima istanza, consumatore.
Penso sia importante scegliere una figura qualificata che risponda a trecentosessanta gradi dell’operato fatto con opportune garanzie civilistiche, (coperte da assicurazioni professionali, che possono avere solo coloro che sono deputati a svolgere quella professione) ma soprattutto riconosciuti dal Ministero della Sanità. L’agire in questa direzione “porta” il consumatore nelle mani di personale qualificato che sappia rispondere a tutte le domande del paziente, sappia risolvere le problematiche con competenza, offrendo così un servizio di alta qualità. Dr. Luca Baccolini